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Testo trovato da mio padre leggendo un vecchio libro edito dalla Regione Piemonte nel lontano 1985: «L’orrido di Chianocco», a cura del Gruppo Ricerche Cultura Montana.
(cit. dal sito http://www.antiwarsongs.org/canzone.php?lang=it&id=43552)
L’8 luglio del 1944, mentre vigeva una tregua nei combattimenti tra partigiani e tedeschi che nella vicina Bruzolo stavano trattando uno scambio di prigionieri, i fascisti pensarono bene di attaccare le postazioni partigiane attestate tra le alpi Balmafol e Le Combe, il colle delle Coupe e la punta Grand’Uia. I partigiani della 42ma brigata garibaldina «Walter Fontan» (dal nome del comandante nativo di Bussoleno caduto in combattimento poche settimane prima, il 25 febbraio) erano numerosi (tra loro anche partigiani russi ed ex soldati del regio esercito originari del Sud Italia) ma male armati e con poche munizioni, e i fascisti lo sapevano. Infatti, ai primi colpi, gli attaccanti si nascosero e diedero vita ad uno scontro di posizione molto pericoloso per i partigiani a corto di pallottole. L’idea che sbloccò la situazione venne al pastore dell’alpeggio di Balmafol (o a suo figlio, qui le ricostruzioni divergono): «Cômandant, l’hai nen d’armi... Campô n’ roch?» («Comandante, sono senza armi... Che faccio? Tiro giù un masso?...»). Nessuno aspettò la risposta del comandante Alessandro Ciamei detto «Falco» (un ex tenente originario di Faenza), tutti cominciarono a far rotolare giù dal pendio quanti più macigni riuscivano. I fascisti acquattati più in basso furono letteralmente travolti dalle scariche di massi e, costretti ad uscire dai loro rifugi, furono ben bene impallinati: tra loro si contarono 18 o addirittura 21 morti e parecchi feriti. Una disfatta totale.
(dal sito http://www.antiwarsongs.org/canzone.php?lang=it&id=43552)
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