Canzone che recita Giovanni Passannante
La storia cantata: L'attentato di Passannante
(17 Novembre 1878)
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Avete visto il poverello
in qualche canto
cencioso e scalzo a stendervi il cappello
e in un suon di pianto
chiedervi un pane per i santi,
quel pane che ora manca a tanti?
Se lo avete visto io vi voglio dire
è tempo che finisca di soffrire
con lui ci armerem senza viltà
chiedendo al ricco pane e libertà.
Avete mai sentito l'artigiano
da mane a sera
batter la porta del padron villano
e con preghiera
chieder respinto un poco di lavoro
e s' che l'opra sua lo impingua d'oro?
Se lo avete udito io vi voglio dire
che il perfido padron s'avrà a pentire
allora che psiegheremo senza viltà
bandiera rossa gridando liberà.
E il contadin di tute le contrade
lo avete visto
languir per fame su le raccolte biade?
E al sere tristo
le riciole di quello che raccoglie
chiedere, per isfamarsi colla moglie?
Se lo avete visto io vi voglio dire
che si deve con lui vincere o morire
allora che insorgeremo senza viltà
per acquistarci pane e libertà.
C'è stato il Nazzareno un giorno ancora
che predicava
dell'uguaglianza prossima l'aurora,
ed insegnava
che i grandi vivono dei nostri sudori
che son dei beni comuni usurpatori.
Ed essi perchè questo egli ebbe a dire
barbaramente il fecero morire
ma ora chi soccombere dovrà
saran quei che ci negan libertà.
Informazioni
Il canto venne pubblicato il 16 marzo 1879 su "Il Corriere del Mattino" di Napoli e poi ripresa e diffusa da fogli volanti cenduti per le strade. Il testo venne attribuito dal popolo napoletano a Giovanni Passannante, il cuoco anarchico, che, a Napoli, il 17 novembre 1878, attentò vanamente alla vita di Umberto I.
Fonte
Catanuto S. Schirone F. Il canto Anarchico in Italia nell'Ottocento e nel Novecento, Zero in Condotta, Milano, 2009
Scheda del canto
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