Fiore di campo

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Beniamino poco più di un bimbo noi ci chineremo sul tuo nome strappato la nel prato accanto al riposo dei morti sai ti chiameremo sempre fiore di campo Beniamino fiore di campo Beniamino fiore Tu quattordici anni appena avevi e pensieri alti e affilati come lame che il respiro tuo hanno reciso quando hai scelto bimbo mio di scendere nel gelo dell’inumano e il tuo cuore offrire come fosse un fiore RIT: Beniamino poco più di un bimbo Beniamino fiore di campo Ti ascoltiamo respirare lieve A Primavera dopo la neve E il tuo cuore offrire Come fosse un fiore Come fosse un fiore I compagni fuori dalla scuola han raccolto fiori di “nontiscordardime” e dei loro petali di cielo han coperto e onorato l’ultimo tuo sogno Beniamino fiore di campo Beniamino fiore RIT: Beniamino poco più di un bimbo Beniamino fiore di campo Ti ascoltiamo respirare lieve A Primavera dopo la neve Nella Primavera Che sa far aprire Piccole corolle d’oro Nella Primavera Che sa far aprire Piccole corolle d’oro A quattordici anni Beniamino un amore giovinetto nel tuo cuore avevi per la sua promessa già segreta quando loro han chiuso i tuoi occhi, hai aperto il tuo sguardo al bagliore che precede l’alba
Informazioni

Liberamente tratto da una poesia di Morena Colombo
Beniamino Cobianchi Nato a Suna (Verbania) nel 1931, fucilato a Cavandone il 5 aprile 1945, studente.
Aveva appena concluso i tre anni delle scuole medie e voleva "andare con i partigiani". Inutili le preghiere dei genitori per dissuaderlo; inutili anche gli argomenti usati, allo stesso scopo, dai dirigenti del CLN verbanese, ai quali il ragazzino si era rivolto. Ma quando si decise l'assalto ad una caserma della GNR, si pensò che la presenza di un infiltrato nel fortilizio avrebbe potuto facilitare l'azione. Quando Beniamino chiese ai fascisti di essere arruolato, la sua offerta fu prontamente accolta e, la notte dell'attacco partigiano, sul finire del marzo 1945, di guardia alla caserma era proprio quel bambino in divisa della GNR. Fiero del successo dell'impresa, Beniamino Cobianchi, smessa l'odiata uniforme, voleva andare ad Intra, dove stavano gli ignari genitori, per raccontare che era diventato, loro malgrado, un vero partigiano. Non li vide mai più. Catturato a Cavandone dai fascisti di un reparto della "Ravenna", fu sottoposto a brutali interrogatori. Ma il ragazzino non parlò. Era ormai in fin di vita, quando fu trascinato presso la cinta del piccolo cimitero e passato per le armi. Ottanta fori di proiettile furono trovati nel corpo del partigiano quattordicenne, che poche ore dopo il ritrovamento, era ricoperto di fiori di campo, portati dai compagni di scuola. Oggi, sul lato esterno destro del cimitero di Cavandone, una lapide ricorda il sacrificio del ragazzino. Un'altra lapide, con una piccola foto, ne tramanda la memoria a Suna (oggi nella provincia Verbano-Cusio-Ossola), in Via dei Partigiani.

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