Il Parlamento

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Tutti in doppio petto scuro, tutti quanti con cravatta grigio-perla, l'assemblea dei deputati, vi assicuro, val la pena di vederla; ciascheduno ci ha alle spalle il quorum di cinquantacinquemila voti che li spinge a celebrare i riti democratici da sacerdoti. Non esiste il mondo esterno, non ci sono più quei trentadue milioni con i quali si parlava di riforme oppure di rivoluzioni; ci son solo più le giunte, con le commissioni e gli ordini del giorno, come in una gabbia d'oro che non si osa aprire per guardarsi intorno. Ma c'è il paese reale, fuori da quest'aria fritta, che senza delega orale e senza delega scritta combatte in prima persona, perché si sente ormai pronto a cambiar per proprio conto i rapporti di proprietà. Quando accade in una fabbrica che un operaio viene licenziato perché ha fatto propaganda presso i suoi compagni o perché ha scioperato, chi sta dentro il Parlamento può magari fare un'interrogazione, anziché dargli una mano a dare un calcio nel sedere del padrone. Quando c'è la polizia che mena manganelli in testa agli studenti, poi c'è la magistratura che te li condanna come delinquenti, si fa su un'interpellanza ai sensi delle norme già ratificate, anziché scendere in piazza e stare al loro fianco sulle barricate. Però studenti e operai, ignari del protocollo, senza redigere mai domande in carta da bollo, lottano in prima persona sui posti di lavoro, per cambiar per conto loro i rapporti di proprietà. La democrazia borghese ha un vecchio trucco, che consiste essenzialmente Nel chiamare democratiche solo le norme che non cambian niente E nel consentire al popolo di usare solo quelle istituzioni Che rafforzano di nascosto, o almeno non infastidiscono i padroni. Se il lavoratore crede di disporre di una fetta di potere, pago di quest'illusione se la piglia tutto calmo nel sedere; ma se inventa gli strumenta per fare sul serio la democrazia, viene chiamato sovversivo e deve fare i conti con la polizia. Ma è ormai comune opinione che, se si vuol cambiare, non basta più l'elezione di qualche parlamentare, ma occorre che sian le masse, senza aspettar mediatori, a cercar di fare fuori i rapporti di proprietà. Non per cambiar Parlamento ma tutta la società.
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