La storia cantata: Il delitto Matteotti
(10 Giugno 1924)
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Un vento duro e ghiaccio
si fa dai Pirenei
strada fra fango e roccia
per arrivare a noi
mi prende al collo e blocca
mi fa star zitto e duole
mi prende a calci in bocca
nel guanto del dolore
e non c’è sogno che si spinga
più in là del sonno
non c’è risveglio
dall’incubo di tutt’attorno
non c’è ragione,
non c’è follia o coraggio
e non c’è viaggio che spinga
il viso oltre l’oltraggio.
Questo Natale a casa
si giocherà a tressette
per far morir qualcosa:
inverno trentasette
e la miseria è un orlo
al bavero scucito
tu scivoli e nel farlo
ti aggrappi all’impiantito.
Così di niente in niente
si va per acquiescenza
si smette d’esser uomini,
si avanza nell’assenza
si smette l’aria,
si smettono gli abiti usati
lo strazio delle libertà,
gli stracci accumulati.
Disse mia moglie
«aspetto un figlio per quest’anno»
anima benedetta,
speranza nell’affanno
Giacomo lui che viene
che si chiamasse come...
«Giacomo mi sta bene,
Giacomo è un bel nome».
Così io quando chiamerò
mio figlio a voce alta
ricorderò che c’era,
che ci sarà ogni volta
qualcuno che con gli occhi
fissi nel buio triste
guarda la morte in faccia,
la guarda e le resiste.
Così ogni volta che io
Giacomo in queste notti
di questi anni matti
coi sogni che interrotti
nasconderò il nome
di chi vive e muore
di amore della vita,
di morte dell’amore.
Piazza Montecitorio
là c’è una salita
presero Matteotti
e ci lasciò la vita
Informazioni
La memoria è fatta di nomi. (Alessio Lega)
Fonte
Alessio Lega
Scheda del canto
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