Mi han sempre detto

Mi han sempre detto

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Mi han sempre detto inutile parlare l'inverno è lungo e l'estate passa in fretta due pecore ed un mulo non danno da campare la terra è avara a terra maledetta meglio lasciarla a chi la vuol comprare per quattro soldi ma è sempre qualche cosa è meglio andar lontano a lavorare lasciare il campo il mulo la mia casa Mi han sempre detto e inutile parlare se vuoi tornare un giorno al tuo paese devi sputare sangue nel cantiere lavorar sodo e senza aver pretese sudare giorno e notte giù in miniera in fabbrica pensino quando festa e risparmiare poi lira su lira e ringraziare chinando già la testa Mi han sempre detto e inutile parlare siamo venuti al mondo per soffrire e l'unica spenanza è di fuggire baciare i piedi a chi ci fa campare e chi ci fa campare in questo modo ci fa pestare l'uva e beve il vino ci getta l'osso ma si beve il brodo è lui che ci ha il coltello nella mano Mi han sempre detto e inutile parlare adesso so che in fondo è proprio vero è inutile parlare o bestemmiare contro un destino infame e troppo nero Il mio destino è fatto da me stesso le chiacchiere non cambiano la vita io l'ho capito solamente adesso però per chi mi sfrutta ora è finita Io voglio dire solo ai miei compagni cacciati via dai campi pure loro che c'è chi fa grossissimi quadagni col mio sudore e con il mio lavoro mi paga dieci e lui guadagna mille quello che mi ha comprato il campo e il mulo diventa ricco e ride alle mie spalle ed ha la faccia identica di culo di quello che ci manda giù in miniera di chi ci fa sgobbare nel cantiere di chi ci dice che la sorte è nera che è meglio stare zitti ed obbedire e in fondo è vero è inutile parlare discutere con chi ti vuol fregare solo il Padrone certo lo può fare perchè ha soldi e tempo da sprecare
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Terzo brano del disco "Due stagioni" - 1977, in cui sono contenute le canzoni che accompagnavano lo spettacolo teatrale "Le fabbriche bugiarde" in cui si denunciava la truffa del Piano di Rinascita per la Sardegna

La presa di coscienza sulla condizione di classe e di sfruttamento, sull'inganno delle promesse, il rimpianto della vita precedente, si fa netta e precisa.
Lo schema dei tre pezzi iniziali in cui l'alternanza tra la parte A e B era sottolineata anche dallo stacco tra l'arpeggio (A) e la pennata (B), in questi due brani finali si differenzia con l'uso costante del plettro sulle corde della chitarra, il ritmo incalzante tendente ad esplodere, viene preparato dalla tensione della battuta stoppata e l'accordo leggermente dissonante, per essere liberato e lanciato con la pennata piena e gli accordi aperti in tonalità di maggiore.
La parte C che funge da finale di questo brano si differenzia dalla B per il fatto che il testo non viene cantato ma declamato con tono asciutto e vigoroso e questo fa crescere l'intensità smorzando l'enfasi. (dalle note del disco)

Testi e musica: Antonello Manzo - Gino Melchiorre

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roberto_deiana

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