Mia bella signora

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Mia bella signora ti prego di fare un po' meno gazzarra fintanto ch'io canto e finchè io sfrego le corde di questa chitarra. Le chiacchiere tue le dovresti rinviare di poco mia bella signora le mie prestazioni da onesto giullare non durano mai più di un'ora. Potresti alla fine d'un breve rinvio sfogare la tua logorrea allora potrei darti ascolto anche io seduto in silenzio in platea. Fintanto ch'io canto e finchè io sfrego le corde di questa chitarra mia bella signora ti prego fa meno gazzarra. Mia cara bisogna ch'io insista abbassa il volume per dio non va che sia tu lo strumento solista e il basso continuo sia io. Mia bella signora ti chiedo che almeno tu parli un po' più sottovoce il pubblico avrebbe un ascolto sereno ed io non sarei messo in croce. Se tieni il volume all'attuale regime ci fai diventar tutti sordi ed io mi confondo pasticcio le rime e stecco su tutti gli accordi. Non va che sia tu lo strumento solista e il basso continuo sia io mia cara bisogna ch'io insista silenzio, per dio. Mia cara io son furibondo se cianci mentre io son di scena mi rompe le palle far da sottofondo alla voce tua da sirena. Per essere sincero trattassi argomenti di arte cultura o di scienza vabbè per rispetto agli amici presenti potrei sopportarti, pazienza. Ma invece tu blateri a ritmo serrato su qualche tua stupida bega persino il signore seduto al tuo lato ha l'aria di chi se ne frega. Mi rompe le palle far da sottofondo alla voce tua da sirena mi fa diventar furibondo se son io di scena. Mia bella signora dovresti non far chiasso e fare tesoro di questi miei party che sia pur modesti son frutto d'onesto lavoro. Sudai le fatidiche sette camicie cercando la rima inconsueta usar le assonanze per me non s'addice a chi vuole fare il poeta. E su giri armonici a volte sapienti ho sempre giocato parecchio si pensi in proposito a quanti accidenti mi manda chi suona ad orecchio. Di questi miei party che sia pur modesti son frutto d'onesto lavoro Mia bella signora dovresti per dio far tesoro. Poi c'è il fatto più singolare sei tu che in qualsiasi momento mi blocchi alle feste mi spingi a cantare provvedi a fornir lo strumento. Magari si è appena finita una cena di quella in cui mangi di tutto e devo cantare con la pancia piena col rischio di far qualche rutto. E mentre io canto sforzandomi invano a che il rutto suoni attenuato tu attacchi a cianciare da fare baccano contenta d'avermi incastrato. Tu stessa hai voluto fornir lo strumento tu stessa mi hai spinto a cantare e questo è un comportamento un po' singolare. Mia bella signora se gridi e se non abbassi la voce solleciti in me mille istinti omicidi e rischi un decesso precoce. Mia cara se me lo consenti hai solo più due soluzioni o te ne stai zitta sul serio altrimenti va' a rompere altrove i coglioni.
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Amodei Fausto, Per fortuna c'è il cavaliere, Nota, 2005

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