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Nella terra dei padroni
tutti gli sfruttati
sono stranieri come all’estero, ma
dalla terra che han rubato
io li posso cacciare
anche stando all’estero, perché
il loro latifondo ha confini,
il comunismo no.
Due son le cose che non hanno confini:
il comunismo e lo sfruttamento;
nella mia vita c’è posto soltanto
per una sola di queste due cose.
Lotta di classe non è una parola,
vuoi dire sangue, vuoi dire sudore;
perché la libertà che ci riscatta
non la potremo coglier come un fiore.
La lotta rigenera il mondo,
la lotta rigenera l’uomo.
Disperazione e rabbia
coltiviamo da sempre,
disperazione e rabbia
che abbiamo nel sangue.
Prendi la tua rabbia
e la tua disperazione,
chiudile nel pugno
e rovesciale insieme
nella lotta di classe
che rovescia il sistema,
nella lotta di classe
che rovescia il sistema.
Rabbia italiana, disperazione greca,
rabbia spagnola, disperazione turca,
la stessa rabbia in paesi diversi,
disperazione uguale in diverse baracche:
è un organizzazione per la stessa lotta.
La lotta rigenera il mondo,
La lotta rigenera l’uomo.
Disperazione e rabbia
rovesciano le macchine,
la lotta di classe
rovescia il sistema:
prendi la tua rabbia
e la tua disperazione,
chiudile nel pugno
e rovesciale insieme
nella lotta di classe
che rovescia il sistema:
IL LORO POTERE HA CONFINI,
IL COMUNISMO NO!
Informazioni
Dallo spettacolo di Nuova Scena "Qui tutto bene e così spero di te - Emigrazione e imperialismo", 1971, di Vittorio Franceschi.
Fonte
Vettori Giuseppe, Canzoni italiane di protesta 1794 - 1974, Roma, Newton Compton, 1975
Scheda del canto
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