Porrajmos (Si bruci la luna)

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Che fastidio questa luna... da mille anni sulla terra senza mai fondare stato senza mai portare guerra senza mai fondare banche non accumulando niente qualche volta anche rubando per campare la sua gente… E poi via di balza in balza, che la luna non si ferma coi suoi carri e via sobbalza, luna che tira di scherma coi suoi raggi inargentati, quell’argento maledetto – dentro il cuore dei soldati, gli agitava tutto il petto» Come il cuore non si arresta come il tempo non aspetta come tutto è una gran festa movimento, amore, fretta... Si bruci anche la luna con le stelle che di noi non han rispetto che attraversa il buio e ride, che non ha sale d’aspetto così dissero i nazisti quando chiusero la gabbia degli zingari nel campo di risiera di San Sabba Si bruci anche la luna misteriosa che sa leggere le carte sul violino della sposa sulla giostra che riparte così dissero i fascisti in difesa della razza così vollero i razzisti della scienza che ti ammazza. Così vollero fermare quel gran viaggio della vita così vollero bruciare la speranza inaridita. Rimasero i campi deserti e il cielo disabitato i vivi più morti dei morti nel crematorio di Stato. Quei pochi tornarono al viaggio nemmeno un momento di gloria “Porrajmos” ma un nome selvaggio non soldi, rispetto o memoria ripresero i carri più lenti «parlare dei morti è sfortuna» stringendo il silenzio fra i denti una cicatrice di luna. Ma in cielo una ferita resta aperta nel bel mondo ch’è rinato che si scorda sempre tutto per ripetere il passato questa pioggia che cadendo pare proprio abbia gridato c’è un Porrajmos dentro il campo che anche oggi han sgomberato E brucia ancora luna, brucia ancora dentro il mondo che è lo stesso Dove chi non sa non può non vuole stare al compromesso è uno zingaro, un nemico, è un colpevole, un diverso e tu luna brucia ancora brucia sempre brucia adesso…
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Informazioni

Un canto dedicato al Porrajmos e alla persecuzione del popolo rom.

Fonte

Alessio Lega, Marenero, 2017

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