La condanna di Cesare Batacchi

La condanna di Cesare Batacchi

(Italia)
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Percorso

Dopo l'insurrezione della banda del Matese nel 1877, l'occasione per porre sotto accusa il movimento anarchico davanti alla opinione pubblica nazionale, fu offerta al governo dallo scoppio di una bomba avvenuto a Firenze il 18 nov. 1878 in via Nazionale durante una manifestazione organizzata per dimostrare la solidarietà dei Fiorentini con il re, scampato il giorno prima, all'attentato di G. Passanante. Nel tragico incidente morirono quattro persone, e subito gli anarchici vennero indicati come i colpevoli. Il Batacchi divenne il principale indiziato, malgrado fosse stato rilasciato dalla polizia, che lo aveva trattenuto in carcere per motivi preventivi, due ore prima dello scoppio della bomba, e avesse fornito, anche per quelle due ore, un validissimo alibi. Il processo, iniziato il 31 marzo 1879, terminò con la condanna all'ergastolo del Batacchi. Soltanto nel 1881, quand entrambi erano riparati all'estero, due testimoni del processo, dichiararono, di loro spontanea volontà, davanti a pubblici ufficiali, di aver inventato le loro accuse per istigazione della polizia e sostennero l'innocenza dei condannati. In seguito a queste rivelazioni clamorose gli internazionalisti iniziarono una agitazione per la revisione del processo, e nel 1882 Francesco Pezzi pubblicò un opuscolo sul Batacchi con le dichiarazioni dei due testimoni. Durante le elezioni del 1900 i socialisti presentarono il Batacchi, ultimo dei condannati del 1879 rimasto a scontare la pena nel Mastio di Volterra, come candidato nel collegio di Pietrasanta: egli venne eletto e il suo caso fu discusso in parlamento il 10 marzo 1900. Quattro giorni dopo veniva graziato. Dopo gli echi suscitati dalla sua elezione, peraltro invalidata, non si hanno più tracce di una sua attività politica, né notizie sulla sua vita.

canto

Il maschio di Volterra

Capoverso
E me ne stavo mesto a lavorare, rinchiuso là ni' maschio di Volterra