L'assassinio di Giorgiana Masi

L'assassinio di Giorgiana Masi

Il 12 maggio 1977, terzo anniversario del referendum sul divorzio, i Radicali indissero un sit-in in Piazza Navona nonostante fosse in vigore il divieto di manifestazioni pubbliche, decretato dopo la morte dell'agente Settimio Passamonti e il ferimento di cinque persone avvenuti durante scontri coi manifestanti il precedente 21 aprile. Il movimento e i gruppi della nuova sinistra aderiscono all'iniziativa, per protestare contro il restringimento degli spazi di agibilità politica e il pesante clima repressivo. Per far rispettare, a qualsiasi costo il divieto, il ministro dell'interno Francesco Cossiga schiera migliaia di poliziotti e carabinieri in assetto di guerra, affiancati da agenti in borghese delle squadre speciali, in alcuni casi travestiti da "autonomi". Fin dal primo pomeriggio la tensione è molto alta. A quanti difendono il diritto di manifestare con brevi cortei e fortunose barricate, le forze di polizia rispondono sparando candelotti lacrimogeni e colpi di arma da fuoco.  Con il passare delle ore la resistenza della piazza si fa più decisa, e vengono lanciate le prime molotov. Mancano pochi minuti alle 20 quando, durante una carica, due ragazze sono raggiunte da proiettili sparati da Ponte Garibaldi, dove erano attestati poliziotti e carabinieri. Elena Ascione rimane ferita a una gamba. Giorgiana Masi, 19 anni, studentessa del liceo Pasteur, viene centrata alla schiena. Muore durante il trasporto in ospedale.

canto

Per Giorgiana

Capoverso
Ma fino a quando, pòver cerbiatt, le mute del re deven ‘mbracaat